PATRICK PISTOLESI: QUANDO PASSIONE
FA RIMA CON VISIONE

A volte ci vogliono 20 anni per realizzare la propria idea. Patrick Pistolesi ha fatto praticamente di tutto nel settore dei bar: da gestore a brand ambassador a consulente, fino ad essere la mente dietro ad una linea ready to drink di grande successo come NIO. Ma ha veramente liberato il suo “Kong” interiore quando ha lanciato Drink Kong, nel 2018. E lo scorso anno il bar si è piazzato al 16° nella 50 Best Bars.

Quale è stato il tuo primo approccio a Bartender.it? Ti ricordi il tuo primo evento organizzato da noi a cui hai partecipato?
Come dimenticarlo… Villa Necchi, a Milano, per il primo thGINday: mi ricordo tante facce amiche, un’atmosfera frizzante e nuova. In quell’evento venni accusato ingiustamente per aver lanciato un ragazzo in piscina. Ovviamente… non era vero! Risi fino alle lacrime, ma la cosa non mi fece onore perché quel poverino rischiò pure di farsi male. Eravamo ancora tutti ragazzi, eravamo felici e non lo sapevamo.

Dal 2006, più o meno l’arrivo di Facebook in Italia che è coinciso con l’anno di fondazione di Bartender.it cosa, quale idea, concetto – non persone in particolare – ma trend, ha cambiato in Italia il mondo dei cocktail bar?
Io sono fortunato ad aver vissuto le due ere e mi dichiaro un barista analogico/digitale. Prima di Fb era tutto diverso: credo che i canali social ci abbiano unito, creando una comunità e facendo crescere – grazie anche a piattaforme come Bartender.it – la nostra professione, legittimandola e facendola diventare una carriera solida. Quindi non un trend, ma un gruppo di professionisti ha fatto in modo di evolvere il mondo dei cocktail bar in Italia alla stregua di quelli internazionali, con l’apertura di nuovi bar, seminari e grandi eventi. Mi ritengo fortunato ad esserci stato quando tutto è cambiato ed essere stato al posto giusto al momento giusto.

Che ricordo hai, se lo hai, di Dom Costa, primo bartender italiano a connettere il mondo dei cocktail italiani con il mondo della miscelazione mondiale negli ultimi 30 anni?
Solo bei ricordi! Io VOLEVO essere amico di Dom: sin dal primo istante in cui lo conobbi volevo guadagnarmi il suo rispetto; ogni volta che leggevo il suo nome sullo schermo del telefono saltavo sulla sedia. Sapevo che mi avrebbe trascinato in qualche avventura e ne ero felice. Vedersi con Dom era sempre una buona idea: una grande compagnia, un membro del rat pack internazionale che ti faceva sognare ad occhi aperti. Mi manca tanto… adesso basta che mi viene da piangere.

Cosa cambieresti o progetteresti del locale in cui lavori?
Ho la fortuna di aver aperto il mio locale 5 anni fa. In effetti Kong è sempre in evoluzione, guarda sempre al mondo con occhi curiosi e sì, dobbiamo sempre migliorare. Nonostante lo staff sia formidabile si può sempre fare meglio!

Ti piace stare in sala oltre che dietro al banco e perché?
Sì! Mi piace, sono bravo nell’accoglienza – non tanto ai tavoli, sicuramente dovrei migliorare. Mi piace perché c’è tanta differenza tra ordinare al bar o al tavolo, credo che in sala si abbia il vero polso del tipo di clientela che frequenta il tuo locale. La sala è una grande scuola, un vero spaccato di realtà.

In quale altra città del mondo (rispetto a quella in cui sei ora) vorresti andare a lavorare fulltime?
Dipende, ho avuto la fortuna di lavorare tanto all’estero e di viaggiare tanto durante l’anno. Io sceglierei New York: è stato il mio primo amore: una città vibrante, generosa, dura, ma se sai fare il tuo ti premia alla grande!

Quanto può crescere ancora la tua città in termini di miscelazione e – più in generale – in termini di ospitalità?
Tanto, sempre. Io sono innamorato di Roma, nonostante la domanda precedente non lascerei mai Roma, son nato qua e conosco questa città come una madre. È una città ricettiva da sempre, i romani sono accoglienti, divertenti e smorfiosi. Purtroppo è piena di difetti (come si dice, “tanto bella quanto stronza”) … Mi trovo in grande difficoltà con chi viene a trovarci da fuori: i mezzi pubblici sono un disastro, no Uber, no taxi, la metro chiude alle nove, la città e sporca, dopo le 2 c’è poco o nulla da fare. Eppure ha anche tanti pregi: Roma ti prende il cuore se la sai guardare con occhi generosi, conosco tanti professionisti che ce la stanno mettendo tutta per onorare la loro professione e la loro città, quindi io come loro ci credo, credo in una Roma moderna al passo con le altre capitali europee nel prossimo futuro.

Oltre al tuo, hai almeno tre bar preferiti (escludendo quelli dei Magnifici 7!)?
Ne ho tanti di bar preferiti nel mondo, difficile domanda, mi piacciono i bar dove mi sento a casa…

Dicci qualcosa che descriva gli agli altri Magnifici 7!
Ago Perrone: icona di stile ;ade in Italy nel mondo
Alessandro Palazzi: tradizione iconica… e sguardo diabolico mentre ti fa un martini!
Simone Caporale: innovazione e internazionalità con l’accento italiano
Stefano Catino: la celebrazione della vita ovunque, non importa quanto lontano
Giacomo Giannotti: grinta e dedizione, un vero fuoriclasse
Alex Frezza; eleganza, raffinatezza, filosofia e tradizione, cultura anglo-mediterranea at it’s best!

C’è qualcosa che non rifaresti? Qualcosa di cui ti sei pentito nella tua vita professionale, aldilà che tutte le esperienze portano a dove si è ora…
Se potessi tornare indietro, mi sarei dato una calmata molto prima. Non me ne pento, per carità, sono stati anni a 400km orari, divertentissimi e fatti in buona fede, ma giustamente non tutti erano costretti a capire i miei eccessi. Anzi, mettendomi nei loro panni devo essere stato “non piacevole” il più delle volte. Questo mi è costato, ma per fortuna le cose ora sono molto diverse.

Per superare gli stereotipi dell’italiano all’estero (stile “pizza, pasta e mandolino”), pensi sia meglio mostrare come si fa un Negroni a regola d’arte, oppure… cambiare cocktail?
Il Negroni è il nostro Giulio Cesare, il pass partout in ogni bancone del globo, quindi…sì! Va preservato e celebrato.

Un piatto preferito da mangiare e uno da cucinare a casa
Difficile… Amo mangiare e cucinare. Diciamo che la pasta è il mio forte sia da mangiare che cucinare, scegliete voi e ve la faccio in diretta magari.

Nel tempo libero: rifugio in montagna? Bungalow al mare o rustico in campagna?
Amo il mare da morire: è il mio habitat, estate o inverno è uguale. Come diceva Dom, sarà il mio “buen retiro”. Ogni estate vado sull’isola di Vulcano in Sicilia: non mi dispiacerebbe passarci più tempo.

Sei ambassador ufficiale di qualche brand?
Lo sono stato di vari brand in passato. Per quest’anno ho un progetto con Kinley.

C’è qualcuno che consideri il tuo Maestro? E qualcuno che ti considera il suo?
Ho la fortuna di conoscere tantissimi professionisti, persone fuori dal comune che mi ispirano costantemente. Poterli chiamare amici è un privilegio (compresi i magnifici 7), ma se devo chiedere un consiglio importante chiamo Salvatore, The Maestro.

Anche a te, da piccolo, avranno fatto la solita domanda “cosa vuoi fare da grande”. Tu cosa rispondevi?
Architetto, volevo costruire cose meravigliose.

Si parla tanto di intelligenza artificiale: nel tuo lavoro, cosa lasceresti fare ad una macchina e cosa non gli lasceresti mai?
Bella domanda… A parte fargli fare i conti e il magazzino, non molto altro. Sono ancora troppo umano per pensarci.

Al tuo livello, il mondo del bartending si rivolge ad un target “alto”. Ti piacerebbe “aprire” le tue creazioni anche a chi ha meno possibilità? E come lo faresti? Dopotutto se Bottura si è inventato i Refettori…
Kong in sé per sé è rivolto un po’ a tutti. Sicuramente ha un pubblico speciale, ma abbiamo voluto aprire le porte a tutti su 300mq di bar, cercando di sdoganare la miscelazione ad un pubblico più ampio. Uno dei miei tanti progetti è fare più ‘street Kong’ in giro per il mondo, una situazione per tutti più easy e fruibile, nonostante già lo siamo di natura.

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